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TFR in azienda: un suicidio fiscale!
Sono anni che vedi la tua pensione allontanarsi sempre più nel tempo, come un miraggio, e anche ridursi nell’importo. Ogni giorno che passa, ogni governo che si sussegue, rende questo miraggio sempre più lontano.
I nostri nonni andavano in pensione a 55-60 anni con il 90% dell’ultimo stipendio, mentre oggi abbiamo già spostato la linea temporale a 70 anni, con importi medi intorno al 65% dell’ultimo stipendio.
La situazione continua a peggiorare, le motivazioni sono molteplici e tra le tante, e drammatiche, vi sono sicuramente anche i cosiddetti baby-pensionati degli anni d’oro ’80 e ’90 e l’effetto demografico – nascite in calo e aumento della longevità.
Le casse sono ormai vuote e la mancanza di disponibilità riduce sempre di più l’assegno pensionistico.
Anche nelle prossime newsletter continuerò ad approfondire questo tema in modo che tu possa finalmente renderti conto di quanto sia drammatica la situazione, a prescindere da quanto tu sia vicino o lontano dall’andare in pensione.
Sentirai ripeterti sempre più frequentemente di risolvere il problema per tuo conto, versando e accantonando soldi tuoi e che più tardi inizi peggio è.
Sicuramente in parte è vero ma vedremo nel dettaglio cosa è vero e perché i numeri non tornano nemmeno così.
L’unica rassicurante certezza è che i numeri non tradiscono mai e solo attraverso la loro corretta lettura potremo analizzare la nostra reale situazione personale.
Oggi voglio approfondire il TFR: un valore aggiunto incredibile per i lavoratori dipendenti, spesso dimenticato e sottovalutato dai lavoratori stessi, in particolare da quelli che non sanno rispondere in maniera precisa a tre domande.
Ma forse tu le sai.
1. Sai con precisione l’ammontare del tuo TFR ad oggi?
2. Sai quanto rende e quanto ha reso nell’anno scorso e negli ultimi 5 anni?
3. Sai quando potrai ritirarlo e quale tassazione ti verrà applicata?
Sono tre domande molto precise e semplici, ma la maggioranza dei lavoratori non hanno risposte altrettanto precise. Solitamente sanno “più o meno, circa”, numeri molto vaghi.
La questione è drammatica, e disarmante: il TFR è un tesoretto per tutti i lavoratori dipendenti che, se accantonato nel modo giusto, diventa un vero e proprio patrimonio.
Come spesso succede. si ascoltano le molte opinioni di colleghi, sindacati e sedicenti esperti, che solitamente non aiutano a fare chiarezza ma solo più confusione:
“Meglio lasciarlo in azienda!”
“No! meglio un fondo di categoria.”
“Ma no, ancora meglio il fondo della banca.”
“Ma molto meglio un fondo individuale.”
“Fai come me: ho messo tutto in un fondo che, mi hanno detto, l’anno scorso ha fatto il 10%,”
Echi più ne ha più ne metta.
Più cerchi di approfondire più aumentano i dubbi: tutti hanno una propria soluzione, con soli vantaggi, eppure senti che qualcosa non torna, hai quella sensazione come se ti volessero appioppare qualcosa di cui potresti pentirti.
Ti assalgono mille dubbi: le banche possono fallire, le assicurazioni possono chiudere, se rende molto allora si rischio molto ma tu non vuoi rischiare.
In questa confusione, onde evitare la scelta sbagliata e di non fare danni, lasci il TFR dov’è.
Cos’è il TFR
Voglio fare chiarezza.
Il Trattamento di Fine Rapporto – TFR, chiamato anche liquidazione, in Italia è una porzione di retribuzione che spetta al lavoratore subordinato – nel momento in cui termina il rapporto di lavoro – effettuata dal datore di lavoro.
Con il decreto legislativo 5 dicembre 2005 n. 252 è stata emanata la nuova riforma della previdenza, regolando la destinazione del TFR ai fondi pensione complementari, tramite il meccanismo del silenzio-assenso.
Il TFR è accantonato dal datore di lavoro e verrà corrisposto quando il lavoratore andrà in pensione o cambierà azienda.
Il TFR è sempre stato considerato una sorta di salvadanaio dal quale si poteva attingere per spese importanti e straordinarie, come l’acquisto di una casa o il matrimonio di un figlio.
Una mentalità tipica degli anni ’80-’90 dove era più frequente lavorare per tanti anni nella stessa azienda. Oggi si cambia lavoro più spesso, il costo della vita è aumentato e il salvadanaio-TFR è sempre più vuoto: per questo dovrebbe interessarti come poterlo sfruttare al meglio e farlo lavorare per te, da subito.
Al momento dell’assunzione ti viene dato il famoso foglio “TFR1” o “TFR2” a seconda dell’anzianità lavorativa che hai, con cui scegliere dove destinarlo.
Le scelte che ti si pongono davanti sono due:
- lasciarlo in azienda (o in gestione all’INPS se l’azienda ha più di 50 dipendenti);
- accantonarlo in un fondo pensione.
Se vuoi il PEGGIOR risultato meglio lasciarlo in azienda: scelta che fanno moltissimi italiani – oltre il 70% per la precisione.
Scelta dettata da una mix di:
- scarsissima conoscenza rispetto alle alternative previste dalla legge;
- timore che in azienda qualcuno si offenda e mancanza di conoscenza;
- paura di sbagliare!
Mi spiego meglio.
Immagina che l’azienda per cui lavori, dopo un periodo di crisi, sia costretta prima a licenziarti poi a chiudere.
Un classico caso, in cui, in un solo colpo perdi lavoro e stipendio, TFR compreso, se lasciato in azienda.
Nell’ipotesi migliore, potrebbe esserti restituito ma non si sa in quale percentuale e in quali tempi (possono diventare anche anni viste le tempistiche della nostra giustizia italiana).
È lampante come la scelta di mantenere il TFR in azienda sia un enorme rischio e, per una banalissima regola di diversificazione, bisognerebbe almeno evitare di concentrare le proprie fonti – entrate e previdenziali – in un unico canale.
Devi tutelarti e farlo significa diversificare la tua stabilità finanziaria su più canali: devi trovare una soluzione differente per il tuo TFR.
TFR gestito attraverso un fondo pensione
E direttamente da una compagnia assicurativa.
Li propongono anche banche e poste ma sarebbe come comperare casa attraverso un’agenzia immobiliare quando lo si può fare direttamente dal costruttore, EVITANDO un costo di intermediazione.
Meno costi = maggiori benefici per te!
In questo modo puoi costruire il tuo salvadanaio previdenziale: una pensione privata da affiancare a quella pubblica con lo scopo principale di mantenere inalterato il tuo tenore di vita quando sarai in pensione, senza gravare finanziariamente sui tuoi figli, o chiunque altro.
Versare il TFR in un fondo individuale ti permette anche di svincolarti immediatamente dalle dinamiche (e dal destino) della tua azienda.
Ciò non toglie che tu possa lavorare in un’azienda che ti soddisfa e che prosperi nel tempo, ma non ha senso accollarsi un rischio che si può evitare.
Ci sono linee differenti oltre alla gestione separata: un vero valore aggiunto rispetto a tutte le altre proposte di fondi di categoria, banche e poste, che permette di calibrare il profilo idoneo alle tue specifiche esigenze.
L’enorme vantaggio fiscale
Al termine del rapporto lavorativo, per pensionamento o licenziamento, il TFR mantenuto in azienda prima di esserti versato subirà una tassazione alla fonte.
Di quanto?
L’aliquota applicata è la media IRPEF e quella degli ultimi 5 anni lavorativi: va da un minimo del 23% ad un massimo del 43%.
Facciamo un esempio con i numeri.
Ipotizziamo che tu abbia accantonato €100.000 di TFR in azienda e che la tua aliquota media sia del 30%: ti restituiranno solo €70.000.
Invece, se i €100.000 fosse stati accantonati in un fondo pensione, innanzitutto sarebbero aumentati, perché ogni anno avresti un certo rendimento assicurato e l’aliquota finale, applicata all’intero patrimonio, sarà al massimo del 15% e si riduce – dopo il 15°anno – di un ulteriore 0,30% all’anno, fino a raggiungere un’aliquota ridotta al massimo, al 9%.
Quindi anche supponendo di dover optare per l’aliquota massima del 15%, senza corteggiare l’ammontare dei rendimenti che comunque ci saranno, nel peggiore dei casi ti restituirebbero ben €15.000 in più – il valore di un’utilitaria nuova, tanto per capirci – per un totale di €85.000.
Il vantaggio di destinare il proprio TFR fuori dall’azienda (o dalla gestione separata dell’INPS) è evidente.
Più aspetti peggio è per le tue finanze e i rischi collegati.
Prima ti attivi, prima inizi a far lavorare i tuoi soldi solo per te.